Nel momento in cui si decide di acquistare un’immobile, molto spesso, i coniugi decidono di accedere ad un mutuo cointestato.
La parte mutuataria è costituita da più soggetti che sono tutti obbligati al pagamento dell’intero importo.

Tuttavia, può anche accadere che i coniugi non mettano a disposizione apporti uguali.

Cosa accade in caso di separazione o divorzio?

Il principale vantaggio, riguarda il fatto che, in caso di inadempimento, il creditore potrà agire contro ciascun debitore per l’intero importo. La responsabilità solidale trova applicazione soltanto nei confronti dell’istituto di credito finanziatore, in quanto nei rapporti interni, i cointestatari rispondono per quote.

In caso di separazione, la regola generale è che, il mutuo cointestato deve essere rimborsato da entrambe le parti, in quanto si tratta di un obbligo preso con la Banca per tutta la durata del contratto.

Se uno dei due coniugi o conviventi decidessero di non pagare più le rate del mutuo, la banca potrebbe agire legalmente nei confronti di entrambi, anche uno solo, in caso di inadempienza dell’altro.

Quindi, se due coniugi decidono di separarsi, restano comunque obbligati a continuare a corrispondere le rate del mutuo.

Continuare a pagare le rate del mutuo cointestato dopo la separazione è la soluzione più semplice, tale situazione si verifica nel caso in cui la separazione è stata voluta da entrambe le parti, quindi è consensuale, e/o quando mancano poche rate all’estinzione del mutuo.

In caso di separazione, il mutuo cointestato deve essere rimborsato da parte degli intestatari, che rispondono del debito secondo quanto disposto dal contratto di mutuo. Se la separazione non è consensuale, solitamente è molto difficile riuscire a raggiungere un accordo tra le parti, in tali casi molto spesso è necessario l’intervento del giudice che dovrà valutare il caso concreto, tenendo conto della presenza dei figli e delle capacità reddituali delle parti.

Le altre soluzioni possibili, in aggiunta al pagamento congiunto delle rate da entrambe le parti, sono:

Accollo interno: in cui uno dei coniugi paga le rate del mutuo. Non occorre il consenso della banca;
Accollo esterno: in cui uno dei coniugi esce dal contratto, occorre il consenso della banca;
Vendita dell’immobile;
Estinzione anticipata del mutuo cointestato.
Non esiste una soluzione unica e sopratutto non esiste un’unica soluzione perfetta per tutti.

 

Con il nuovo anno, il Governo ha messo a disposizione contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati per sostenere le giovani imprese innovative.

Gli aiuti economici sono pensati anche per mantenere il trend di crescita del terzo trimestre 2022, in cui si è registrato il numero più alto di imprese innovative di sempre (14.708 unità), dopo la pandemia.

Quali  sono le agevolazioni più vantaggiose per avviare o far crescere una startup in Italia?

Vediamole insieme :

RESO AL SUD E NUOVE IMPRESE            TASSO ZERO:

erogano finanziamenti a tassi agevolati e contributi a fondo perduto per progetti d’impresa di entità variabili, rivolti principalmente a startup composte, in parte o totalmente da giovani under 35 o da donne di qualsiasi età.

SMART & START  

L’agevolazione finanzia progetti innovativi con spese tra 100 mila euro e 1,5 milioni di euro tramite un mutuo a tasso agevolato. Il periodo per concretizzare la spesa ed ufuire del finanziamento è molto lungo. L’agevolazione copre anche le spese sostenute per acquisire le conoscenze tecniche direttamente correlate alle esigenze produttive e gestionali dell’impresa e la progettazione, lo sviluppo, la personalizzazione e il collaudo di impianti tecnologici produttivi. Possono accedere alla seguente agevolazione le startup già costituite e iscritte al Registro delle imprese oppure team di persone con un’idea veramente innovativa e concretizzabile, e le Start up costituite al Sud hanno un fondo perduto del 30% restituendo solo il 70% del finanziamento.

 SMART MONEY

finanzia startup pronte al lancio sul mercato che vogliono avvalersi di servizi specialistici e del know how degli attori del mercato. Il bando elargisce un contributo a fondo perduto a tutte le startup che vogliono finanziare i loro piano di sviluppo e hanno ricevuto capitali di rischio da parte di:

  • business angels;
  • enti abilitati;
  • investitori qualificati.

L’agevolazione nel 2023 è arrivata alla Fase 2 ( Capo III nell’Avviso pubblico del MIMIT) e resta accessibile solo alle startup che hanno completato la fase precedente.

Le startup che hanno già ricevuto o stanno per ricevere un investimento nel capitale di rischio possono ottenere un secondo contributo:

  • a fondo perduto pari al 100% dell’investimento stesso;
  •  per un massimo complessivo di 30 mila euro.

 

Un emendamento approvato al Decreto Milleproroghe in dirittura di arrivo per la conversione in legge prevede novità sull’agevolazione per l’acquisto della prima casa.

In particolare, l’articolo 3, comma 10-quinquies, sospende i termini previsti per l’utilizzo dell’aliquota agevolata prevista ai fini dell’imposta di registro per l’acquisto della prima casa  nonché del credito di imposta a favore della parte acquirente per il caso di riacquisto – entro un anno dall’alienazione della precedente – di una abitazione da adibire sempre a prima casa.

La disposizione in esame, sospende i termini, nel periodo compreso tra il 1° aprile 2022 e il 30 ottobre 2023, previsti ai fini dell’applicazione dell’aliquota agevolata del 2% (anziché del 9 per cento sul valore catastale dell’immobile) per: gli atti traslativi a titolo oneroso della proprietà di case di abitazione non di lusso e agli atti traslativi o costitutivi della nuda proprietà, dell’usufrutto, dell’uso e dell’abitazione relativi alla prima casa (disciplina contenuta nella nota II-bis all’articolo 1 della Tariffa parte prima, allegata al testo unico delle disposizioni concernenti l’imposta di registro).

Si segnala che le norme contenute nella nota II-bis prevedono alcuni termini volti a disciplinare l’agevolazione in esame in particolare viene stabilito che: per usufruire di questo beneficio, l’abitazione deve trovarsi nel territorio del comune in cui l’acquirente ha la propria residenza, mentre se residente in altro comune, entro 18 mesi dall’acquisto l’acquirente deve trasferire la residenza in quello dove è situato l’immobile.

In caso di dichiarazione mendace o di trasferimento per atto a titolo oneroso o gratuito degli immobili acquistati con i benefici previsti per la prima casa prima del decorso del termine di cinque anni dalla data del loro acquisto, sono dovute le imposte di registro, ipotecaria e catastale nella misura ordinaria, nonché una sovrattassa pari al 30 per cento delle stesse imposte.

L’agevolaziobe non si applica nel caso in cui il contribuente, entro un anno dall’alienazione dell’immobile acquistato proceda all’acquisto di altro immobile da adibire a propria abitazione principale.

L’aliquota  del 2 per cento si applica anche agli atti di acquisto per i quali l’acquirente sia già titolare di una prima casa a condizione che quest’ultimo immobile sia alienato entro un anno dalla data dell’atto di acquisto.

Pertanto, a seguito della sospensione: il termine per il trasferimento della residenza nell’immobile acquisito come prima casa è prorogato da 18 ad un massimo di 37 mesi, (articolo 3, comma 10-quinquies 182)il termine per il riacquisto della prima casa dopo l’alienazione dell’immobile precedentemente acquisito con le medesime agevolazioni passa da un anno ad un massimo di 2 anni e sette mesi; allo stesso modo passa da un anno ad un massimo di 2 anni e sette mesi il termine entro il quale l’acquirente di un nuovo immobile deve cedere l’immobile precedentemente eletto a residenza come prima casa.

Infine, la norma di cui si tratta, sospende il termine previsto dall’articolo 7 della legge 23 dicembre 1998, n. 448, ai fini del riconoscimento del credito d’imposta per

Grazie al nuovo bonus per l’acquisto di una casa green (co. 76 della L. 197/2022) puoi ottenere una detrazione al 50% dell’IVA entro il 31 dicembre 2023.

Per ottenere l’agevolazione, gli immobili acquistati devono rientrare nelle classi energetiche A e B e devono essere comprati direttamente dal costruttore o da organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) immobiliari..

Il 50% dell’importo dell’IVA potrebbe essere portato in detrazione ai fini IRPEF in 10 anni.

Possono beneficiarne i soggetti IRPEF, ossia le persone fisiche, che lo applicano all’imposta lorda, fino alla concorrenza del suo ammontare, in misura pari al 50% dell’importo corrisposto per il pagamento IVA sulla casa.

Sono esclusele società di capitali e gli enti non commerciali, essendo soggetti ad IRES.

Vediamo nel corso di questo articolo come fare per ottenere la detrazione dell’IVA al 50% grazie a questo bonus vantaggioso; chi può richiederla e se sono previste ulteriori agevolazioni per comprare case green.

Secondo l’ultimo report di ENEA, il numero di case green vendute è aumentato del +30% nel 2021, dopo un periodo di difficoltà dovuto al lockdown.

Nonostante questi numeri positivi, l’aumento generale del costo della vita impatta anche sul costo finale delle case acquistate. Secondo gli ultimi dati Istat, i prezzi delle abitazioni sono aumentate del +5,2% rispetto all’ultimo trimestre 2021.

Proprio per questo motivo, il Governo vuole venire incontro alle famiglie italiane per facilitare l’acquisto di case a basso impatto ambientale grazie al bonus case green.

L’agevolazione consiste in una detrazione Irpef del 50% sull’importo dell’IVA,dovuta in fattura, per l’acquisto di un immobile a basso impatto ambientale, quindi di classe energetica A o B. L’acquisto deve avvenire direttamente tramite il costruttore, senza intermediari.

La detrazione Irpef viene ripartita in 10 anni, come per la maggior parte delle detrazioni relative ai bonus edilizi e si riferisce agli acquisti 2023. Serve per ammortizzare le spese accessorie sul totale dovuto dalla compravendita.

Ma non finisce qui: il bonus casa green dovrebbe prevedere anche un’agevolazione sul pagamento delle imposte di registro, ipotecarie e catastali.

Le tasse sull’acquisto della casa sarebberoridotte ad una cifra forfettaria di circa 200 euro.

In aggiunta al taglio dell’IVA sarebbe un bel risparmio sul costo complessivo della tua nuova casa ma tutto è ancora da stabilire con l’approvazione della Manovra 2023.

Il bonus case green, se approvato nel testo definitivo della Legge di Bilancio, sarebbe valido a partire dal 1 gennaio 2023 fino al 31 dicembre dell’anno nuovo
Una definizione univoca di casa green non esiste ma si può determinare l’impatto di un’abitazione sull’ambiente in base alla quantità di energia che consuma, distinta in classi energetiche (indicate dalle lettere dell’alfabeto A, B, C, D, E, F, G).

Detto in altre parole, la classe energetica di una casa misura quanto essa sia efficiente in termini di consumo energetico e di materiali costruttivi.

Nel caso specifico del bonus casa green, la classe energetica determina se un’abitazione che vogliamo acquistare rientra nell’agevolazione dello Stato o meno.

 

Con un comunicato del 10 febbraio SACE informa delle garanzie per il settore edile

In particolare, SACE S.p.A. supporta le esigenze di liquidità:

  • delle imprese italiane del settore edile (contraddistinte dai codici ATECO 41 e 43)
  • che realizzano interventi in edilizia (di cui all’articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, e dalla legge 17 luglio 2020, n.77).

Nell’ambito del programma di intervento straordinario “Supportitalia” rilascia le proprie garanzie su finanziamenti erogati sotto qualsiasi forma, da banche, istituzioni finanziarie nazionali e internazionali e degli altri soggetti abilitati all’esercizio del credito in Italia.

Le imprese edili, che realizzano o hanno realizzato gli interventi beneficianti del cd. “Superbonus 110%” o degli altri “bonus edilizi”, avranno la possibilità di accedere a nuova finanza valorizzando i crediti fiscali maturati prima del 25 novembre 2022, che concorrono a determinare il merito creditizio che le banche attribuiranno alle aziende stesse.

Le linee di credito accordate dalle banche e garantite da SACE, potranno essere utilizzate per finanziare i costi relativi a nuovi investimenti, 

  • capitale circolante,
  • costi del personale,
  • canoni di locazione o affitto di ramo di azienda (coerentemente con le finalità previste dal cd. “Decreto Aiuti”).

Garanzia SupportItalia è lo strumento attraverso cui si rilasciano entro il 31 dicembre 2023, garanzie per finanziamenti erogati sotto qualsiasi forma a favore delle imprese con sede in Italia colpite dalle conseguenze economiche della crisi russo-ucraina.
Viene estesa questa possibilità anche al settore edile ora che la stessa SACE stima in circa 2.800

L’importo del finanziamento assistito, che potrà coprire fino al 90% dell’importo, non potrà superare il livello maggiore tra:

  • il 15% del fatturato annuo totale medio dell’impresa beneficiaria relativo agli ultimi tre esercizi conclusi
  • o il 50% dei costi sostenuti dall’impresa per fonti energetiche nei 12 mesi precedenti il mese di richiesta di finanziamento.

 

Con l’aumento dei tassi debitori degli ultimi sei mesi, torna l’interesse per i mutui con tasso fisso.

Infatti, la crescita degli indici Euribor e IRS relativa all’ultimo trimestre dell’anno scorso, spingendo,

i potenziali mutuatari a optare per il mutuo a tasso fisso accantonando quello variabile, ormai persino più caro.

L’indice Euribor 3 mesi ha segnato un valore medio dell’1,43% a ottobre e 2,23% a dicembre,

l’indice IRS a 20 anni sullo stesso periodo è invece sceso da un valore medio di2,96% a 2,57%.

Mentre i tassi Euribor seguono la politica monetaria BCE, l’andamento IRS incorpora la correzione sul lungo periodo,

ma essendo interpretata come meno stringente nei prossimi mesi, con i primi rallentamenti dell’inflazione,

fa propendere i consumatori verso il tasso fisso.

Allo stesso tempo è aumentata drasticamente la rata per privati e famiglie con già all’attivo un mutuo a tasso variabile.

La domanda di mutui con finalità surroga sul canale online, in particolare, è aumentata dall’8% del secondo trimestre

e all’11% del terzo trimestre fino al 24% del quarto trimestre 2022.

È ragionevole attendersi che questo ulteriore aumento atteso dell’Euribor 3 mesi – oggi a valori attorno allo 2,30%

potrà indurre un crescente numero di mutuatari con contratti a tasso variabile a considerare una surroga del proprio mutuo

verso una soluzione a tasso fisso o a tasso variabile con CAP.

Prorogato dal 31 marzo al 30 giugno di quest’anno il termine per presentare le domande di accesso alle garanzie potenziate del Fondo di garanzia prima casa per i mutui

Più tempo per chiedere i mutui agevolati destinati ai giovani. Un emendamento al decreto Milleproroghe, all’esame delle commissioni Bilancio e Affari Costituzionali del Senato, riformulato dal governo ha prorogato dal 31 marzo al 30 giugno di quest’anno il termine per presentare le domande di accesso alle garanzie potenziate del Fondo di garanzia prima casa per i mutui. La platea dei beneficiari sono le giovani coppie, i nuclei familiari monogenitoriali con figli minori o i giovani sotto i 36 anni con un contratto di lavoro atipico e con un reddito non superiore a 40mila euro.

Il Fondo Prima Casa è rivolto a tutti i cittadini che, alla data di presentazione della domanda di mutuo per l’acquisto della prima casa, non siano proprietari di altri immobili a uso abitativo (anche all’estero), salvo il caso in cui il mutuatario abbia acquisito la proprietà per successione causa morte, anche in comunione con altro successore, e che siano ceduti in uso a titolo gratuito a genitori o fratelli.

Le categorie (c.d. prioritarie) alle quali è riconosciuta la priorità nell’accesso al beneficio del Fondo e l’applicazione di un tasso effettivo globale non superiore al tasso effettivo globale medio (TEGM) pubblicato trimestralmente dal Ministero dell’Economia sono: giovani coppie coniugate ovvero conviventi more uxorio che abbiano costituito nucleo da almeno due anni; nuclei familiari monogenitoriali con figli minori conviventi; conduttori di alloggi di proprietà degli istituti autonomi per le case popolari comunque denominati; giovani di età inferiore a 36.

La soluzione ha registrato delle modifiche. Il decreto Sostegni bis ha previsto la possibilità di richiedere l’innalzamento della garanzia all’80% per tutti coloro che rientrando nelle categorie prioritarie hanno un Isee non superiore a 40 mila euro annui e richiedono un mutuo superiore all’80% del prezzo d’acquisto dell’immobile, comprensivo di oneri accessori. Questa previsione è stata prorogata fino al 31 marzo 2023 dalla legge di Bilancio 2023 (legge 197/2022). La legge 175/2022 di conversione del decreto Aiuti ter, ha introdotto un correttivo al TEGM per agevolare l’offerta di mutui a tasso calmierato con garanzia fino all’80%, anche nei casi in cui il TEG superi il TEGM.

In particolare è stato previsto che per le domande presentate dal 1 dicembre 2022 al 31 marzo 2023, la garanzia elevata all’80% può essere riconosciuta, ricorrendone le condizioni, anche nei casi in cui il TEG sia superiore al Tasso TEGM, nella misura massima del differenziale, se positivo, tra la media del tasso IRS a 10 anni pubblicato ufficialmente, calcolata nel mese precedente al mese di erogazione, e la media del tasso IRS a 10 anni pubblicato ufficialmente del trimestre sulla base del quale è stato calcolato il TEGM in vigore. Nel caso in cui il differenziale risulti negativo, i soggetti finanziatori sono tenuti ad applicare le condizioni economiche di maggior favore rispetto al TEGM in vigore.

 

 

 

 

Sbloccare – almeno in parte – il caos che si è creato con le banche e gli intermediari che       non accettano più di acquistare crediti legati      al Superbonus 110% e le imprese che hanno i cassetti fiscali pieni.

Una situazione che si traduce concretamente   nel blocco dei cantieri già avviati, perché mancano i soldi per portare avanti gli interventi, e nelle difficoltà a iniziare i lavori già stabiliti dai condomini per i continui rialzi dei costi.

È questo l’obiettivo che sta spingendo Regioni e Province a entrare nel mercato degli acquisti dei crediti edilizi, contribuendo con la propria capienza fiscale a fluidificare gli ingranaggi di un meccanismo che ormai da mesi è inceppato.

Ha iniziato la provincia di Treviso con un’operazione piccola (14,5 milioni ) ma molto significativa, perché è arrivata per prima.

L’ente ha comprato crediti di imposta da due banche locali, con l’obiettivo di utilizzarli in compensazione diretta dei propri oneri fiscali.

La Banca Centrale Europea, costituisce insieme alle banche centrali nazionali (come la Banca d’Italia) il cosiddetto Eurosistema la  cui funzione è quella di mantenere

la stabilità dei prezzi  cioè di controllare l’inflazione e dando stabilità al valore dell’Euro nell’Eurozona.

 Il tasso BCE è il tasso di riferimento e rappresenta il tasso al quale la BCE concede prestiti alle banche che operano in UE.

Tale valore viene utilizzato come parametro di indicizzazione dei mutui ipotecari a tasso variabile e incide anche sui dazi alle importazioni e esportazioni.

La Banca Centrale Europea in data 2 febbraio con avviso informa sulle ultime misure del Consiglio direttivo miranti ad assicurare un ritorno dell’inflazione

verso il suo obiettivo del 2% a medio termine.

Viene specificato che, il Consiglio direttivo ha deciso di innalzare di 50 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE.

Ne consegue che a partire dal giorno 8 febbraio i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali saranno innalzati al 3.00%.

l tasso BCE, noto come tasso refi, relativo alle operazioni di rifinanziamento, è indicatore significativo della situazione economica europea.

Esso ha importanti effetti anche per il consumatore finale.

I tassi d’interesse stabiliti dalla Banca Centrale Europea incidono infatti sui tassi interbancari come l’indice Euribor, sul quale si basa ad esempio il mutuo a tasso variabile.

La Banca Centrale Europea (BCE) ha ora alzato i tassi di interesse di 50 punti base e annunciato un nuovo incremento a marzo, per poi valutare successive manovre.

Questo ha un impatto sui mutui a tasso variabile, inoltre scende lo spread.

 

La Banca centrale europea ha confermato le attese. Ha aumentato di 50 punti base i tassi, annunciando una stretta analoga (+50 punti) nella riunione di marzo, ribadendo anche di volerli aumentare successivamente – sia pure in coerenza con i dati in arrivo – «in modo significativo» e «a un ritmo costante» e di volerli poi mantenere a un livello che garantisca un ritorno «tempestivo» dell’inflazione all’obiettivo del 2%. I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la Bce salgono rispettivamente al 3,00%, al 3,25% e al 2,50%, con effetto dall’8 febbraio 2023.

La Bce ha anche confermato di voler iniziare, da marzo 2023, un’operazione di riduzione del portafoglio accumulato con il quantitative easing (Il programma App), che scenderà di 15 miliardi al mese, in media, fino a giugno, per poi definire in un secondo momento il ritmo dei mesi successivi. Il reinvestimento dei titoli pubblici sarà quindi «parziale» rispettando le proporzioni dei rimborsi – per nazione ed emittente nazionale e sovranazionale – esistenti; mentre per i corporate bond saranno preferiti i titoli più “verdi”. Il portafoglio “pandemico” sarà invece reinvestito in pieno almeno fino alla fine del 2024, con la flessibilità finora garantita per evitare rischi di malfunzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria. «Continuità» e «coerenza» sono le caratteristiche, secondo la presidente Christine Lagarde, dell’attuale politica monetaria. Occorre raggiungere livelli restrittivi dei tassi, ha ripetuto più volte: a marzo – facendo un calcolo approssimativo – il tasso di riferimento al 3,50% sarà appena positivo in termini reali, assumendo le previsioni di inflazione per il 2024 come una misura delle aspettative di inflazione a due anni.Il rialzo dei tassi di febbraio e l’annuncio di quello di marzo sono stati decisi «con un grande consenso» e, ha aggiunto la presidente «abbiamo altra strada da percorrere». Le obiezioni avanzate durante la riunione puntavano piuttosto sulle modalità di comunicazione mentre un’ampia discussione è stata dedicata al messaggio da inviare ai governi: i deficit primari esercitano una pressione importante sull’inflazione, quando è alta. La Bce ha invitato allora le politiche fiscali a fissare scudi contro l’alta inflazione che siano «temporanei, con obiettivi chiari e orientati a mantenere gli incentivi a consumare meno energia». In una fase di costi dell’energia calanti, le misure dovrebbero essere «ridimensionate in linea con i prezzi e in modo concertato». Aumentare la produttività e ridurre i debiti devono restare la priorità. Lagarde ha riconosciuto che le condizioni finanziarie si sono irrigidite e l’economia ha rallentato, ma ha anche sottolineato che l’economia di Eurolandia si è mostrata più resiliente del previsto: la fiducia è aumentata e le imprese hanno importanti portafogli ordini. I salari – componente importante nell’andamento dell’inflazione – stanno aumentando più velocemente, grazie a mercati del lavoro robusti.

I rischi sulla crescita sono quindi diventati più «bilanciati», anche se continua a pesare la guerra in Ucraina. Anche la stretta inciderà sull’attività economica: «Ci saranno conseguenze, ci saranno effetti secondari, soprattutto sulle banche. È inevitabile», ha aggiunto Lagarde che ha però sottolineato la determinazione della Bce a riportare l’inflazione al 2%.

I rincari dell’energia potrebbero svuotarsi più rapidamente del previsto. Anche i rischi sull’inflazione sono quindi diventati «più bilanciati, e soprattutto nel breve termine» rispetto a dicembre. Brusca la flessione dei prestiti alle aziende, per minori necessità di riempire i magazzini ma anche per una riduzione delle decisioni di investimento. La decisione di febbraio è quindi legata alle pressioni sui prezzi – «sono vive e vegete», ha detto – attualmente evidenti nell’economia, potenzialmente in arrivo sui prezzi finali.